Tutta colpa delle biciclette?
L’argomento apparirà un po’ ameno ai più, soprattutto mentre le borse continuano la loro oscillazione degna delle montagne russe, le complicazioni economiche, politiche, infliggono colpi bassi a ogni genere di fiducia e, come ha attestato anche l’Istat, gli italiani non sanno più bene a chi appigliarsi per non perdere l’energia e guardare avanti. Eppure questa storia di Pechino che bandisce le due ruote, perché accadono troppi incidenti non può passare sotto silenzio in uno spazio che di assicurazioni parla, e lo fa insistendo sul ruolo dirompente che le polizze possono avere nel nostro quotidiano.Cominciamo dai fatti: fresca di stampa la notizia che riporta il divieto stabilito dall’Ufficio del Traffico Municipale della capitale cinese di usare le biciclette nel centro, a causa degli scontri troppo frequenti avvenuti con le auto. 31 mila in un anno, con 113 morti nella sola Pechino, e 20 mila feriti. Un problema, sembra, scatenato dall’arrivo sulle strade di un numero di autoveicoli un tempo non contemplato. Fino al 1984, per intenderci, ce n’erano meno di 0,5 ogni mille abitanti. Dal 2001, con l’entrata della Cina nel WTO, i veicoli sarebbero giunti al mostruoso numero di 95 milioni. Ed ecco dunque il problema: di pesi e di misure. Un problema generato dall’esplosione del fenomeno senza che si accompagni ad un adeguamento di mezzi – infrastrutture, cultura del muoversi, e, suppongo, polizze capaci di tutelare ogni aspetto. Insomma che crescita è se non sa accompagnarsi alla sicurezza? Devo riconoscere che sarei molto curiosa di sapere come si muovono le cose …laggiù, sotto questo profilo. E se qualche “assaggio” l’ho avuto lo scorso anno, durante il viaggio di studi organizzato negli Stati Uniti da UEA, l’unione europea degli assicuratori, di cui sono consigliera, credo che avere informazioni in più sulla gestione di un simile tema di vita minuta, ma cruciale, sarebbe molto interessante. Qualcuno mi aiuta?