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Se la crisi ha spento le insegne delle botteghe artigiane

Se la crisi ha spento le insegne delle botteghe artigiane

Hanno chiuso quasi in 22 mila. Al 31 dicembre 2015 il numero complessivo delle aziende artigiane presenti in Italia è sceso sotto quota 1.350.000, fa sapere la Cgia di Mestre. Una triste ecatombe, oltre che una perdita di identità e di storia per il tessuto economico italiano che sull’artigianato ha costruito gran parte dell’ossatura forte e solida oltre che quotidiana dei quartieri e delle città del Belpaese.

Nell’analisi della Cgia compare la graduatoria delle sparizioni. I testa i piccoli armatori (-35,5 per cento), i magliai (-33,1 per cento), i riparatori audio/video (-29,4%), i lustrini di mobili (-28,6 per cento), i produttori di poltrone e divani (-28,4 per cento), i pellicciai (-26 per cento), i corniciai (-25,7 per cento), gli impagliatori (-25,2 per cento), i produttori di sedie (-25,1 per cento), i camionisti (-23,7 per cento) e i falegnami (-23,2 per cento).

Certamente, l’innovazione tecnologica, la globalizzazione, la velocità di consumo hanno dato un importante colpo al sistema. Ma non solo: manca una cultura di valorizzazione, che dovrebbe puntare l’attenzione sul valore specifico di queste che un tempo si chiamavano a ragione “arti e mestieri” e a cui dobbiamo molto.

 

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