Contro la grandine. Il parere di Anna Fasoli
Ormai è divenuto un problema frequente. Eppure, per quanto conosciuto, l’impatto che sortisce nelle nostre campagne, nelle colture, sulle piante rimane devastante.
Mi riferisco alla grandine, fenomeno che colpisce a giugno ormai regolarmente l’Italia come la Francia, e molte zone dell’Europa.
I danni sono importanti. I costi vertiginosi. E lo sono per colori che dedicano alla terra ogni sforzo quotidiano. Lo sono per la rabbia anche di vedere scomparire frutta, uva, dunque vino, nella manciata devastante di pochi secondi.
Qualcosa nella cultura della protezione è stato fatto negli anni. C’è attenzione. C’è volontà. Polizze, innanzitutto. Meno aiuti diretti e maggior spazio alle coperture assicurative è il motto americano. Tecnologia, anche. Come in Borgogna, nel sud della Francia dove, da alcuni anni, sono stati adottati nelle coltivazioni dei generatori antigrandine. Per attenuare l’impatto del danno.
Anche se un altro strumento fondamentale esiste ed è la parola. Parlare del problema è già un inizio per risolverlo.