Come brindare al nuovo anno
E che bollicine italiane siano!
Mai come quest’anno i consigli per il brindisi della vigilia di Natale come del veglione di San Silvestro concordano su una dritta unica: ovvero bevete bollicine, ma bollicine italiane.
Senza nulla togliere ai blasonati francesi, insomma, un po’ di orgoglio nazionale non guasta. Anche perché noi italiani siamo stati i primi a comprendere il valore della bolla.
Affacciarsi al mercato degli spumanti italiani è insomma intraprendere un viaggio dentro una storia di costume, e gusto, di piacere, lentezza, attenzione. Che si prediliga il Metodo Classico o tradizionale, o invece quello che si chiama Metodo italiano (Giampietro Comolli docet) che, fra i due, richiede una maggiore e dispendiosa tecnologia, rispetto a quella necessaria per il “tradizionale”, le sorprese non mancano.
Per il primo, l’attenzione va all’Alta Langa Docg, in Piemonte, alla Franciacorta Docg e all’Oltrepò Pavese Docg, in Lombardia. Naturalmente il Trento Doc, nel Trentino (l’unica zona ancora a Doc). Qui si valorizzano principalmente due vitigni, lo Chardonnay e il Pinot Nero che da soli, rappresentano poco meno del 95% della produzione italiana metodo tradizionale, la quale si aggira intorno ai 25 milioni di bottiglie, delle quali l’80% è commercializzata da non più di una decina di Brand (fonte: Ovse.org).
E proprio Ovse, il primo osservatorio economico dei vini effervescenti italiani nato nel 1991 presso l’Università Cattolica di Piacenza con venticinque anni di report storici, sottolinea una curiosità, ovvero che sono positivi i consumi fuori-casa, sia al “bar diurno” (+30%), sia l’acquisto effettuato direttamente in cantina (+9%).
Crescono le confezioni di solo vino e magnum di bollicine, quest’ultime in crescita per lo più nel mercato delle Gdo. Grande distribuzione, che con il 72% nel solo mese di dicembre è leader del settore.
Insomma non ci resta che…brindare.