Che tempo!
Non ne esce indenne praticamente nessuno: l’ondata di siccità che ha travolto lo Stivale nel corso dell’estate ha fatto “man bassa” di mais, pomodori, barbabietole, girasole. Anche gli animali negli allevamenti hanno sofferto di stress da caldo, con un calo di produzione di latte, per le mucche, già a metà agosto dal 10 al 20% con punte che hanno raggiunto anche il 50%.
Una diminuzione che si trasmette, inevitabilmente, anche all’intera filiera dell’industria casearia doc e dop. Né le cose vanno meglio per il settore avicolo e per quello dei suini, con un rischio per le produzioni collegate. Insomma l’estate 2012 sigla un knock out per tutto il made in Italy.
Alla mancanza di piogge, alle scottature e spaccature di frutti si è aggiunta, inevitabilmente, l’impennata dei costi della bolletta energetica per mantenere i prodotti freschi nei magazzini di conservazione e quelli dell’acqua per l'irrigazione. Tanto che molti agricoltori già si considerano fortunati se riescono ad andare in pareggio.
Se l’Europa “piange” e si rimbocca le maniche alla ricerca di una soluzione a livello comunitario, gli Stati Uniti fanno la conta dei danni e le cifre, in perdita, sono da capogiro.
Ad aggravare la situazione italiana Coldiretti rende noto che l’effetto del calo dei raccolti Oltreoceano, sommato a quello subito dalla produzione in Russia, Ucraina e Kazakistan, rischia di determinare una contrazione mondiale paurosa: meno 23 milioni di tonnellate di cereali e meno 25 milioni di tonnellate di mais. E le scorte, secondo le stime Fao, arriveranno a meno 12 milioni di tonnellate nel 2013.
Si invocano da più parti politiche concertate, provvedimenti e sistemi per affrontare la volatilità dei mercato agricolo, in agenda da anni, ma non ancora definiti. Tra le proposte concrete anche quella di ampliare il piano assicurativo, strumento peraltro scelto da molti privati, perché capace di offrire davvero una protezione efficace.