Basta miracoli nel Nordest? Il parere di Anna Fasoli
Dovevano arrivare prima l’euro e poi la crisi del 2009 a far scricchiolare per la prima volta un territorio, così definito dall’economia e dall’intraprendenza da non aver bisogno nemmeno di paletti di riconoscimento geografici?
Davvero questo vento che spira da oriente, -Cina, India e Dragone tout-court in testa- è planato, dapprima in silenzio, poi stravolgendo, rovesciando, sradicando quello che né le campagne napoleoniche, né le guerre d’indipendenza o peggio i conflitti mondiali non avevano scalfito?
Può darsi. E a ben guardare rischia di diventare una certezza. Almeno così succede se si tuffa il naso in un libro, quello scritto da Giorgio Brunetti, economista veneto doc, ora docente all’università Bocconi di Milano. Il suo Fare impresa nel NordEst (Bollati Borinchieri) è un viaggio affascinante e doloroso, che ci conduce attraverso l’evoluzione e ora l’entrata in “quarantena” di un’identità definita da tre valori chiave – voglia di fare, capacità di fare, gusto del bello- che si affossano nonostante la voglia, lo slancio, il desiderio. Di averla ancora quell’identità, un’identità di Nord Est che invece, dice Brunetti, ormai somiglia a quella di tutto il Nord, con una defaillance: l’incapacità di fare sistema. Da leggere e riflettere e parlarne. Assolutamente!