Altro che (quota) 100
Senza un’iniziativa privata il passaggio generazionale nel mondo del lavoro diventa più difficile
Il recente studio della Fondazione Leone Moressa ha messo nero su bianco quello che da molte parti già si evidenziava: incrociando il “famoso” trampolino di lancio della Quota 100, utile ai lavoratori tra i 60 e i 64, e i dati sui giovani in cerca di impiego qualcosa non funziona.
E la fotografia è inequivocabile soprattutto su un punto: i settori di impiego delle persone potenzialmente coinvolte dall’iniziativa sono quello della pubblica amministrazione, che occupa il 36,2% dei lavoratori a fine carriera (560mila), con impiegati «addetti alla segreteria e agli affari generali» in pole position. Al secondo posto c’è la scuola, con i «professori di scuola secondaria, post-secondaria e professioni assimilate». Al terzo posto, i medici.
Vale a dire che considerando le necessità di contenimento della spesa pubblica, l0uscita di questi lavoratori creerà poche opportunità di nuovo posti per i giovani. Che, una volta cominciata la vita lavorativa, sin dall’inizio, a sé e alla previdenza è meglio che capiscano subito che devono cominciare a pensare da soli. Con un Piano di Previdenza Integrativa (PIP) flessibile, modulato e “a portata di tasca”, di ogni tasca.