se l’inflazione non dà tregua
Rincari, rincari e ancora rincari. Già sotto pressione dalla pandemia, oggi l’impresa italiana si trova a fronteggiare un “nemico” che rischia di cambiare le abitudini dei consumatori, già molto alterate e volubili da mesi. A peggiorare il quadro è, come sempre, la “percezione” del fenomeno. Se infatti il tasso effettivo, già molto alto, si assesta al 3,7%, a novembre, secondo le rilevazioni, i cittadini hanno la convinzione che raggiunga il 5,3%.
1,5 punti di divario, dunque, un gap che non è così distante, se si pensa che in passato l’idea tra realtà misurata e percepita superava anche 7/8 punti.
C’è, indubbiamente, un approccio più “scientifico” nell’analisi dei costi da parte dei consumatori, spingendo a un maggior realismo. Resta però l’incertezza dello scenario globale, che spinge in difensiva. E la ricaduta pesa, sta pesando su molte aziende, che arrancano.
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