La spesa sanitaria rischia di diventare il nuovo incubo di famiglia
Il parere di Anna Fasoli
Sono ben 9 milioni, secondo il Censis, gli italiani che rinunciano alle prestazioni sanitarie per ragioni economiche.
La salute “costa” e costa sempre più cara. Dei 140 miliardi spesi annualmente (il 9% del Pil, per intenderci), però, l'importo individuale, stimato in circa 1.900 euro l'anno, pesa sul settore pubblico in maniera stabile da cinque anni. Quello che è cambiato, invece, è la fetta di spesa privata, che attesta i 530euro pro capite, sostenuta quasi interamente dal cittadino.
A caro, carissimo prezzo.
In Italia, infatti, solo 1,5 milioni di italiani hanno sottoscritto una assicurazione sanitaria privata. Con un andamento…calante. Si parla di 4,3% contro il rispetto al 5,5%.
È mancata l’informazione adeguata?
Forse. O forse permane il solito pregiudizio secondo cui assicurazione significa costo. E non invece, com’è, nella realtà, investimento. Per il presente. E il futuro.
La qualità della vita dipende dal nostro stato di salute. E se di prove non ne avessimo abbastanza, basti un dato che viene dagli stati Uniti. Sebbene la crescita del Pil stia rallentando negli ultimi anni, il livello di benessere è aumentato. Perché? Perché le riforme di Obama hanno permesso un più facile accesso alle strutture sanitarie. Per tutti.
Allora, se il trend del nostro paese va, in senso opposto, verso una “privatizzazione del settore sanitario”, ecco che la strada di dotarsi di strumenti assicurativi specifici diventa necessaria per riappropriarsi di un diritto, che non può restare solo sulla carta.
Il diritto a stare bene.
Le Compagnie hanno molto lavorato sul piano dei prodotti. Hanno ideato strumenti come la Long term care, che assicura il beneficiario nel caso di perdita di autosufficienza (insomma una specie di “cassaforte” per la vecchiaia) da affiancare a polizze più tradizionali, come quella contro gli infortuni, che garantisce un’entrata sicura in caso di invalidità permanente o morte. Ma le formule che funzionano da copertura a più ampio spettro come tutela di fronte alla malattia restano, a mio avviso, quelle delle Polizze malattia, nelle diverse declinazioni e con variabili importanti. Da discutere, è chiaro, con il proprio assicuratore.
Se, dunque, prodotti esistono, anche se perfettibili, la vera sfida che si pone oggi a noi assicuratori è di saperli proporre, ossia illustrare, descrivere, spiegare, entrando nella logica di vita di tutte quelle persone che, quest’anno, hanno rinviato una visita, o un controllo per ragioni di costo. Entrando nel tessuto delle loro difficoltà, della vergogna di non farcela a pagare, delle ansie da spese vertiginose. Non è un compito facile, si badi, non in un’Italia in cui, se lo Stato “diserta” dal suo compito, ci resta sempre un fondo di superstizione per cui di salute e malattia…meglio non parlare.